THC nel sangue: effetti e durata

La presenza di THC nel sangue determina alcuni effetti che il consumatore di marijuana dovrebbe assolutamente conoscere al fine da poterli gestire e – nel caso di controlli delle urine o del sangue – darsi il giusto tempo per poter smaltire ogni residuo di questa sostanza, evitando così di incappare in spiacevoli conseguenze.

In questo approfondimento vogliamo proprio affrontare questa importantissima tematica, argomentando sulla presenza di THC nel sangue, sui limiti di legge da rispettare e sulle conseguenze che potrebbero concretizzarsi sull’organismo, qualora si consumassero prodotti non sicuri e non legali.

In aggiunta a quanto sopra anticipato, parleremo anche di quanto il THC resta nel sangue ed evidenzieremo che acquistare solo prodotti con CBD e niente THC sia fondamentale sia per la salute, affinché vengano rispettati valori limite previsti dalla legge, superati i quali ci sarà una serie di procedure da affrontare.

Insomma, non è uno scherzo e non è un gioco: fumare cannabis si può purché si tratta di quella light e legale.

Detto questo, ora analizziamo la situazione, argomentando ancora più nello specifico su ciò che riguarda il THC nel sangue.

THC nel sangue: di cosa si tratta?

Naturalmente, questo approfondimento non può che cominciare con una panoramica sul protagonista del nostro odierno focus, il THC.

Il nome completo del THC è delta (9)-tetraidrocannabinolo: rappresenta una sostanza psicoattiva che si trova nella cannabis. Per intenderci, è la presenza di THC nel sangue determina euforia e attribuisce una carica energetica importante mentre, di contro, l’altro componente principale della cannabis, il CBD, ha effetti rilassanti e anti-stress.

Ebbene, è proprio per questi motivi che è bene – oltre che necessario – consumare prodotti di qualità, legali e sicuri, che mettono in circolo il THC nel sangue solo sotto soglie trascurabili, e garantendo così la sola determinazione di effetti benefici, perché la sostanza viene dosata e vengono rispettati i limiti previsti dalla legge italiana.

Effetti marijuana: le conseguenze del THC nel sangue

Le conseguenze dell’assunzione di THC, o per via orale o tramite il fumo, si manifestano in poco tempo in concomitanza con l’aumento del livello di questo principio attivo nel sangue.

Ma quanto resta il THC nel sangue?

Ovviamente, anche quando i cannabis effetti finiranno con lo svanire, la prima cosa da dire è che il THC nel sangue viene rilevato molto più a lungo, con una variabilità che è influenzata dalla quantità e dalla tipologia di cannabis che si consuma.

Pertanto, non ci sono valori fissi che attestino la presenza della sostanza, ma si deve sottolineare che – dal momento dell’assunzione – in merito a quanto resta il THC nel sangue - possiamo individuare un periodo abbastanza preciso, seppur non breve.

Infatti, la presenza della sostanza può essere rilevata fino alle 24 ore successive al consumo occasionale, ma il THC nel sangue può essere rilevato anche a distanza di settimane nel caso in cui si tratti di consumatori abituali di cannabis.

Bisogna, quindi, tenere in considerazione la concomitanza di diversi fattori che rende difficoltoso stabilire con precisione quanto resta il THC nel sangue, la cui presenza varia peraltro anche in base al metodo di consumo.

Effetto marijuana: cosa succede?

Fumare cannabis non è un atto da demonizzare e, anzi, chi fa consumo di questa sostanza sa bene quali siano gli effetti positivi di cui godono il corpo e la mente.

Deve tuttavia essere chiaro che il THC nel sangue è capace di portare benefici solo ed esclusivamente se consumato nelle quantità minime previste dalle norme vigenti e se arriva nell’organismo attraverso prodotti controllati, come quelli che puoi legalmente e in sicurezza acquistare nel nostro shop.

È quindi consigliabile rivolgersi ai migliori shop online come CBDExpress.it, il nostro brand, che si occupa della vendita di cannabis light da diverso tempo tra i massimi leader nel mercato italiano, e che, sicuramente, può garantirti solo ed esclusivamente prodotti che contengono una quantità misurata di THC che, ricordiamo, è la componente psicoattiva di rilievo della cannabis.

Chiarito ciò, tra gli effetti THC nel sangue, il primo tra tutti è quello di una sensazione di benessere e relax, il contrasto dell’insonnia e, ulteriormente, anche quello che mitiga gli stati depressivi ed il malumore.

Naturalmente, queste sono conseguenze riscontrabili se il consumo di THC è misurato, equilibrato. Al contrario, qualora si facesse abuso della sostanza – oltre a chiedersi quanto resta il THC nel sangue – bisognerebbe parlare di altri cannabinoidi effetti, tra cui un’eccessiva euforia, stato confusionale, appetito, difficoltà respiratorie, ansia e panico, perdita della memoria a breve termini ed altri ancora che, chiaramente, sono ben più gravi.

Ma come si rileva la presenza del THC nel sangue?

Nel momento in cui si fuma marijuana, ovviamente, la sostanza psicoattiva viene immessa nell’organismo grazie ad un circuito che si stabilisce nei capillari polmonari. Raggiunto il livello massimo di concentrazione di THC nel sangue, gli effetti cerebrali sono praticamente immediati e la presenza della sostanza può essere rilevata in diversi modi, che ora vedremo insieme.

THC effetti: conseguenze marijuana e importanza del rispetto dei limiti di legge

Fare attenzione a ciò che si fuma, alla qualità dei prodotti e – soprattutto – al rispetto dei limiti consentiti in merito alla sostanza psicoattiva, è un imperativo a cui non si può non adempiere con particolare attenzione. Bisogna infatti comprendere, fin dalle primissime esperienze con queste sostanze, che fumare in modo intelligente è una cosa, ma fumare e trasgredire le norme vigenti si potrebbe tradurre – con il tempo - in una serie di problematiche che potrebbero diventare costanti e sempre più gravi man mano che si va avanti con questa cattiva abitudine.

Chi ha un elevato livello di THC nel sangue dovrà sottoporsi ad una serie di controlli che potrebbero anche diventare periodici. E per questo motivo, e per evitare di incorrere in pesanti sanzioni, sarà necessario rispettare in maniera pedissequa le leggi, evitando scivoloni e leggerezze che potrebbero costare molto care.

Tale prezioso suggerimento sarà utile più che mai soprattutto per coloro che sono consumatori abituali di marijuana e che, magari, svolgono anche lavori di precisione e che richiedono attenzione e concentrazione e che, è possibile che siano sottoposti a controlli per rilevare la presenza di THC nel sangue. Anche a tal proposito, bisognerà interrogarsi su quanto resta il THC nel sangue e quali siano le procedure per verificare i valori.

Come si verifica la presenza di THC nel sangue?

In che modo si verifica la presenza di THC nel sangue? E come i laboratori possono rendersi conto se un soggetto è sotto effetto cannabis o meno?

A ben vedere, sono numerosi e diversi i controlli medici attraverso i quali rilevare la presenza di THC nel sangue.

Più nello specifico, chi abusa di marijuana nei modi e nelle quantità non consentite e viene per esempio intercettato dalle forze dell’ordine potrà essere sottoposto al prelievo del sangue, all’analisi delle urine oppure a quella delle unghie, del capello, della saliva, tutti test capaci di rilevare quanto resta il TCH nel sangue, alcuni nei giorni seguenti al consumo di droga, altri anche dopo settimane o, addirittura mesi.

E spesso a questi controlli vengono sottoposti i dipendenti delle aziende, gli autisti, gli insegnanti e tutti i lavoratori che hanno delle responsabilità importanti durante lo svolgimento delle proprie funzioni.

Quanto tempo dura il THC a seconda delle modalità di esame

Un semplice prelievo endovenoso rileva la presenza di THC nel sangue qualora il consumo di droga si avvenuto nei giorni pretendenti all’esame medico effettuato.

Al contrario, invece, quello più attendibile sul lungo termine ed anche particolarmente costoso, è senza dubbio l’analisi del capello, capace di ricostruire se il consumo di droga è avvenuto – ad opera del paziente – anche nei mesi precedenti.

Per esempio, se ci si mette alla guida di un autoveicolo e malauguratamente dovesse capitare un incidente, con ogni probabilità si verificherà se sei o meno sotto effetto di alcool o stupefacenti e, quindi, la presenza di THC nel sangue.

La differenza però, tra il consumo di alcol e di droghe è notevole soprattutto in relazione ai risultati che si ottengono: infatti, il test alcolemico si basa su una precisione al grammo e fornisce un responso restituendo un certo valore consentito dalla legge fino ad un massimo di 0,5 grammi per litro e superato il quale scattano le varie sanzioni amministrative e/o penali.

Il test effettuato per scoprire se l’utente ha consumato o meno le droghe, restituisce un risultato solo tra due possibili esiti: positivo o negativo, senza indicare alcun valore specifico.

THC nel sangue: si può eliminare?

Se qualcuno si è interrogato su come procedere alla eliminazione del THC nel sangue, è bene precisare che – al contrario di quanto si possa affermare – è inutile rincorrere l’impossibile!

Infatti, non si può assolutamente eliminare la sostanza con tecniche particolari e di dubbia riuscita e l’unico modo per non risultare positivi ai controlli sarà quello di procedere alla completa disintossicazione evitando di fumare marijuana almeno nelle 2-3 settimane precedenti le analisi.

In più, praticare sport ed assicurare una buona idratazione al proprio organismo, accanto ad una dieta equilibrata, favorirà il processo di espulsione della sostanza dal corpo.

Da cosa dipende la permanenza del THC nel sangue

In questa parte finale del nostro approfondimento vogliamo fare il punto su una consapevolezza molto importante per tutti coloro che sono preoccupati del conteggiare con precisione la durata del THC nel sangue.

La permanenza dipende infatti da:

• Quanta erba si consuma e quanto spesso: la frequenza e la quantità di cannabis che si consuma ha un impatto sulla permanenza dei composti della cannabis nel proprio organismo
• Il livello di grasso corporeo. Il THC è infatti metabolizzato e accumulato nel tessuto adiposo e, maggiore è la concentrazione di grasso corporeo, maggiore sarà anche il THC presente nell’organismo
• Il metabolismo. La reazione alla cannabis è diversa per ciascuno di noi, considerato che ogni organismo metabolizza il THC in diverse proporzioni
• Le modalità di assunzione. Se si vaporizzano infiorescenze molto potenti, probabilmente si finirà con l’assumere più THC di chi invece fuma una canna con un’erba di media o bassa potenza.

Consumo cannabis light: i vantaggi in relazione al THC nel sangue

Vogliamo sottolineare – anche se da quanto detto dovrebbe risultare già abbastanza chiaro dinanzi gli occhi dei lettori più attenti – che consumare cannabis light presenta grandi vantaggi. Tra cui, si intende, quello di tutelare la salute, valutato che i livelli di THC nel sangue possono essere solo raramente rilevati, perché i prodotti light sono realizzati tenendo abbassando al minimo tale principio attivo.

Infatti, la marijuana forte permane nell’organismo molto di più rispetto a quella leggera, il cui consumo è disciplinato dalla vigente normativa in merito. Ed è proprio per questo motivo che acquistando le varietà preferite negli appositi shop online, potrai stare assolutamente tranquillo perché non si commetterà alcun reato, i prodotti sono di alta qualità, totalmente sicuri per la salute e completamente naturali.

Di contro, consumare marijuana più forte significa – oltre che trasgredire le regole – mettersi nei guai con prodotti di dubbia provenienza e sulla produzione dei quali non si sa nulla. Se non vuoi correre alcun rischio, consuma le varietà legali, sicure e italiane che trovi su CBDExpress!

Naturalmente, se dovessi avere ancora dei dubbi e delle perplessità, o volessi saperne ancora di più su questo tema, ti consigliamo di contattare il nostro servizio clienti: gli esperti del nostro shop saranno ben lieti di rispondere a ogni tuo quesito e permetterti in questo modo di arrivare in modo più chiaro e consapevole al tuo primo consumo di cannabis light.

Buon divertimento e buoni acquisti sul nostro store!