I consigli di cbdexpress per essiccare la cannabis

Dopo mesi di infinita attesa, finalmente è giunto il momento del raccolto, anche se ti sembra già di poter assaporare gli odori e i sapori dei tuoi gustosi fiori. É in momenti come questi che devi mantenere la calma e soprattutto prestare la massima attenzione a quello che andrai a fare, considerato che anche un solo e semplice errore potrebbe gettare all'aria tutti questi mesi di duro lavoro. E noi siamo assolutamente certi che non sarà mica questo lo scenario che vorrai toccare con mano!

Dunque, una volta che le cime marijuana vengono colte, devi armarti di ancora un po' di pazienza e intervenire su tale sostanza, nella consapevolezza che le cime appena colte non sono ancora pronte per il consumo, perché sono ancora troppo fresche. Le cime di marijuana in queste condizioni potrebbero infatti contenere delle sostanze che renderebbero il consumo assai spiacevole, ma soprattutto non darebbero gli effetti desiderati. Ma come intervenire, allora?

È abbastanza semplice: si rende necessario agire con l'essiccamento cannabis.

Essiccamento cannabis: come e perché

Andiamo con ordine!

Al momento del raccolto le inflorescenze di cannabis contengo ancora tutte quelle sostanze fondamentali per la loro sopravvivenza, come ad esempio la clorofilla, gli zuccheri e gli amidi, i quali necessitano di essere eliminati per garantire un prodotto che sia gustoso e sano per il consumo.

La clorofilla, ad esempio, è attiva finché la pianta è in vita, ma se questa non viene essiccata una volta effettuato il trimming, allora questa sostanza permane nei fiori, dandogli un sapore amaro e poco piacevole. Inoltre una cima fresca ha sempre il rischio di ammuffirsi, e come sappiamo la muffa è fatta di spore altamente contaminanti, che potrebbero compromettere tutte le altre inflorescenze.

Infine, è sempre bene ricordare che per certi versi l’essiccazione marijuana è come mettere un vino in una botte: lo si fa invecchiare per renderlo di migliore qualità, dandogli cosi il tempo di poter sviluppare al massimo i suoi aromi e principi attivi.

Esposti i buoni motivi per i quali bisogna effettuare il famoso processo di "essiccamento cannabis", quindi ora possiamo concentrarci su un altro punto fondamentale della nostra ricerca: le due fasi dell'essiccazione canapa.

Tutti i growers esperti sono a conoscenza di questo dettaglio, che però spesso sfugge ai neofiti. E immaginando che il nostro blog sia popolato non solamente da esperti in questo settore, ma anche da principianti nel mondo della canapa, abbiamo voluto affrontare questo tema partendo proprio dalle basi.

Per prima cosa, devi tenere a mente che il trattamento finale della cannabis si divide in due fasi: l'essiccazione della canapa vera e propria e il periodo di concia. La differenza fra i due momenti è netta, dato che nella prima fase le cime appena tagliate andranno riposte in un essiccatore con un basso livello di umidità, mentre durante il periodo della concia i fiori vanno riposti all'interno di contenitori specifici, al buio e con un tasso di umidità del 62%. Anche le tempistiche sono differenti, così come le condizioni dell'ambiente nel quale vengono trattate. Se questi due fasi vengono correttamente superate, allora l'essiccazione cannabis sarà completa e il prodotto pronto per il consumo. 

Come seccare la cannabis?

Innanzitutto è necessario spiegare dove sia più opportuno far essiccare le nostre cime, e solo successivamente come farlo.

Purtroppo per le nostre esigenze di sintesi, però, bisogna subito ammettere che non esiste un posto solo e perfetto per farlo, perché in realtà ogni ambiente chiuso, al buio e ben arieggiato è un possibile candidato per questo processo.

Infatti, le inflorescenze hanno bisogno di perdere quasi tutta l'acqua che contengono, e per farlo l'ambiente che le ospita deve essere certamente poco umido, con un tasso di umidità intorno al 40-50% e una temperatura tra i 18 e i 25 gradi.

Inoltre, si consiglia di rendere l'ambiente il più buio possibile, dato che la luce potrebbe degradare le molecole di THC una volta che le cime sono state raccolte. Soprattutto risulta essere fondamentale l'areazione dell'ambiente, la quale permette un'essiccazione più rapida della cannabis e previene l'insorgere di muffe.

Per garantire un'areazione efficiente ci si può ad esempio dotare di un sistema di ventole ed aspiratori, ma è anche necessario porre le cime a debita distanza, permettendo a tutte le inflorescenze di essere colpite dalle correnti d'aria che andiamo a creare. Per quanto riguarda il controllo dell'umidità, per diminuirla è sufficiente aumentare il ricliclo d'aria (in taluni casi anche dei deumidificatori), mentre per aumentarla sarà sufficiente un umidificatore o qualche bacinella d'acqua posta per terra in evaporazione. 

Le tecniche per seccare marijuana

Passiamo ora invece al luogo e alle tecniche migliori di essiccazione. Alcuni growers utilizzano un growbox libero, dato che questo ha già gli spazi predisposti per l'areazione, il controllo dell'umidità e il buio totale, mentre altri magari più ingegnosi utilizzano armadi, scatole porta abiti o addirittura intere stanze (nel caso in cui si tratti di una coltivazione di tipo industriale). La maggior parte di questi coltivatori inoltre utilizza all'interno del sistema di areazione dei filtri ai carboni attivi, i quali riescono ad eliminare il pungente odore emanato dalle cime, che si fa sempre più forte durante il processo. 

Per quanto riguarda le tecniche, esse sono principalmente due: appendere i rami con i fiori a testa in giù, oppure disporle all'interno di un essiccatoio a fisarmonica (detto meglio: griglie di essiccazione).

Il primo metodo è il preferito dai coltivatori outdoor, dato che le cime di queste piante sono molto più grosse e necessitano di più tempo per essiccarsi, mentre il secondo è il prediletto dai coltivatori indoor, dato che le cime sono più compatte e facilmente gestibili. La cura delle cime nel primo caso si limita semplicemente al rispetto dei parametri sopracitati, mentre nel secondo caso è necessario girare le cime molte volte per evitare che queste si appiattiscano, sviluppino una muffa o si secchino in maniera disomogenea.

Quanto dura il processo di essiccazione della cannabis

Dopo aver spiegato come prepararsi all'essiccazione, parliamo ora dei tempi di questo processo, influenzato da diversi fattori. Di solito la durata si aggira dai 7 ai 14 giorni, ma tutto dipende dalla grandezza delle cime e da come hai effettuatoil trimming.

Di fatti, non sfugge fin da questo articolo di sintesi che più le cime sono grosse, maggiore è la quantità di acqua che devono perdere, e dunque maggiori saranno i tempi di attesa. Non a casole cime più piccole saranno già pronte dopo pochi giorni, mentre per quelle più grosse dovremmo aspettare più a lungo.

Per quanto riguarda il trimming, è sicuramente consigliabile effettuarlo quando le piante hanno consumato tutta l'acqua del substrato, di modo che risultino meno umide. Infine ricordiamo che l'ambiente di essiccazione è determinante, dunque se si rispettano le norme precedentemente esposte, si riuscirà a contrarre maggiormente i tempi di asciugatura.

Ma come sappiamo che il periodo di essiccazione cannabis è terminato e possiamo passare alla concia? Sono le cime stesse a farcelo capire.

Prima di tutto, risulteranno essere rimpicciolite (dato che hanno perso acqua), e – inoltre – ci forniranno un segnale congiunto con l'elasticità dei rami. Ti basterà prendere una cima per il ramo e cercare di piegarlo: se questo si spezza subito allora è pronta, se invece è ancora flessibile dovremo aspettare ancora un altro po'.

Ricordiamo inoltre che far essiccare le cime troppo velocemente porta inevitabilmente a un prodotto più scadente, dal sapore troppo erbaceo e amaro. Infatti, in questo modo le inflorescenze non hanno il tempo di far evaporare tutte quelle sostanze come la clorofilla e gli amidi che la rendono appunto fresca, ma soprattutto non si garantisce la conversione del THCdalla forma acida a quella neutra e psicoattiva. Non abbiate fretta dunque, lasciare che l’essicazione marijuana faccia il suo corso, e vedrete che il risultato finale sarà molto più buono.

Il periodo della concia cannabis: un processo lungo, ma fondamentale

Terminato il periodo di essiccazione cannabis, possiamo procedere con la concia, che richiede meno spazio del precedente, ma una cura più costante. Per conciare le cime è necessario riporle in contenitori scuri di tipo ermetico (ma in mancanza di essi si può tranquillamente optare per le giare di vetro ad imboccatura larga). Sarà sufficiente riempirle per 3/4, lasciando così lo spazio per il circolo dell'aria ed evitando in questo modo la comparsa della muffa. Dopo aver riempito i contenitori, bisogna riporli in un luogo fresco, buio ed asciutto. 

Una volta fatto quanto sopra bisognerà controllare le inflorescenze ogni giorno per le prime due settimane, con l'ispezione che andrà effettuata su ogni cima, dato che qualcuna potrebbe sviluppare la muffa e quindi contagiare anche tutte le altre.

Inoltre, è buona cosa lasciare aperti i contenitori per almeno 5-10 min al giorno per far ricambiare l'aria, e continuare così per almeno 14 giorni. Dopo circa due settimane la ganja dovrebbe essere pronta per essere fumata, ma... noi ti consigliamo di essere ancora più paziente. Richiamando ancora una volta alla mente il paragone con il vino, infatti, si può ben rammentare come anche la cannabis diventi più forte e buona se viene invecchiata a dovere. Una concia di 4-6 settimane dovrebbe essere già sufficiente per raggiungere le massime potenzialità delle tue cime, ma alcuni consumatori più esperti raggiungono anche a periodi di concia di oltre 6 mesi.

E una volta terminata anche la concia? La conservazione della tua ganja è sempre simile ad una concia, ma questa volta non bisogna esagerare con il riciclo d'aria, altrimenti si potrebbe rischiare di rendere il prodotto troppo secco e friabile.

Se prevedi di conservare per molto tempo le tue inflorescenze, ti consigliamo di optare per contenitori sottovuoto, all'interno dei quali è consigliabile inserire dei sacchettini umidificanti, che mantengono l'umidità interna al 62% (una percentuale utile anche per il periodo di concia). Infine è bene ricordare che anche la temperatura dell'ambiente circostante è importante, e non deve superare i 25 gradi, altrimenti la tua maria potrebbe seccarsi troppo velocemente.

Tornando sul discorso dei barattoli sottovuoto, ricordiamo che è fondamentale che questi siano opachi o che comunque riescano a proteggere le cime dalla luce diretta del sole. Infatti i raggi solari tendono a degradare le molecole di THC, rendendo così il nostro prodotto più scadente e meno efficace. Inoltre è bene sottolineare che sul mercato sono presenti attualmente moltissimi contenitori per la concia o la conservazione della vostra maria. I più famosi sono quelli della TightVac, che sono prodotti in diversi formati di grandezza, e sono estremamente durevoli. Una volta infilata la vostra erba dentro il barattolo, dovrete chiuderlo con il coperchio tenendo premuto un bottone, il quale farà uscire tutta l’aria presente nel contenitore, rendendo così sottovuoto e inodore l’ambiente interno. Se però volete qualcosa di più lowcost, allora potete sempre optare per una gira in vetro con la chiusura con la guarnizione in gomma, la quale vi permetterà di avere un contenitore a tenuta stagna.

Anche in questo caso possiamo scegliere il formato che più ci è utile, ma ricordiamo che questi barattoli sono trasparenti, quindi sarebbe meglio trovare un modo per opacizzarli. Infine, se state coltivando di nascosto o volete semplicemente nascondere la vostra erba da occhi indesiderati, potete sempre scegliere l’acquisto di contenitori stealth, detti anche antisgamo. Questi prodotti hanno sempre l’aspetto e la forma di oggetti di uso comune e quotidiano, come ad esempio pettini, spazzoloni per wc, viti ecc., ma al loro interno sono sempre presenti vani segreti e scomparti invisibili che renderanno introvabile la vostra scorta.

Conclusioni

Concludiamo questo articolo con un avviso circa un errore molto comune, che viene commesso soprattutto di neofiti. Ovviamente durante tutti questi processi le cime vanno maneggiate con le mani, ma bisogna farlo con cura ed il minimo indispensabile (consigliato l'utilizzo d guanti se siete a contatto con possibili batteri, funghi o anche se siete fumatori di sigarette incalliti). Infatti le teste dei tricomi, ovvero dove sono immagazzinati i principi attivi che ci danno la "botta", sono molto sensibili, e la loro rottura potrebbe pregiudicare l'efficacia del prodotto al momento del consumo.

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