Fumo passivo di cannabis: che effetto può avere?

Sempre più persone nel corso degli anni hanno scoperto il piacere di fumare cannabis light. Merito della normativa oggi più favorevole per chi desidera avviare una coltivazione di cannabis e per chi vuole consumare in modo lecito tali prodotti. E, naturalmente, anche di una impressione di maggiore apertura culturale nei confronti dei prodotti della cannabis.

È dunque sempre più frequente incontrare qualcuno che fuma cannabis. Ed è sempre più frequente domandarsi se effettivamente chi respira il fumo passivo da cannabis abbia o meno da temere effetti collaterali o altri pregiudizi.

Insomma, quali sono dunque gli effetti del fumo passivo da cannabis? Che cosa succede a quelle persone che respirano il fumo da cannabis in ambienti chiusi e poco areati?

Cerchiamo di saperne un po’ di più!

Fumo passivo cannabis, cosa c’è di vero

In realtà non vi sono numerosi studi che hanno documentato che cosa accada nel momento in cui si fuma passivamente la cannabis. Diverse analisi compiute nel corso degli ultimi anni hanno tuttavia cercato di comprendere che cosa potesse accadere in termini di cambiamenti fisici tra coloro che subivano passivamente il fumo altrui, ed è emersa una cosa piuttosto interessante: pare che chi subisce passivamente il fumo di cannabis altrui difficilmente percepivano delle alterazioni ritenute significative, sia sotto il profilo comportamento che sotto quello delle percezioni. Tra le variazioni condivise è emersa invece la cd. fame chimica, così come la percettibilità dell’assunzione passiva di fumo nei test antidroga, con l’analisi THC nelle urine o l’analisi THC nel sangue.

Non è questo, comunque, l’unico dato utile degli studi a cui ci riferiamo. È infatti emerso che le principali conseguenze che possono essere legate al fumo passivo di cannabis sarebbero state registrabili soprattutto tra i soggetti non fumatori rinchiusi all’interno dello stesso ambiente e senza ricambio d’aria. In costoro sarebbero stati rilevati incrementi del battito cardiaco comunque marginale, e più che altro la presenza di un incrementato senso di appetito. Le facoltà cognitive sono invece rimaste invariate.

Il fumo passivo di cannabis sballa?

Dunque, da quanto sopra possiamo affermare che il fumo passivo di cannabis non sballa? E che non ci sono delle percezioni alterate?

Il dibattito è ancora continuo, tra coloro che ritengono che il fumo passivo di cannabis non abbia alcun effetto psicotropo, tra coloro che ritengono che l’unico effetto sia quello placebo (cioè, l’impressione di avere degli effetti psicotropi), e tra coloro che invece ritengono possibile che anche il fumo passivo di cannabis possa impattare sulle proprie percezioni psico-fisiche.

Ricordiamo che il THC – o tetracannabidiolo – così come il CBD, è un principio attivo che viene assorbito attraverso i polmoni nel momento in cui si fuma, e che dunque solo in via potenziale anche chi sta vicino al soggetto che fuma cannabis potrebbe averne un parziale assorbimento. In realtà, però, avviene che l’assuntore diretto o principale assume la quasi totalità di tali principi attivi, e dunque i soggetti che stanno nelle vicinanze ne percepiscono solamente una piccola parte, sicuramente non influente per poter subire delle alterazioni psico-fisiche.

Potrebbe comunque rendersi possibile il “contagio” di alcuni sintomi tipici del fumo da cannabis tra chi fuma attivamente e chi respira passivamente il fumo, come ad esempio gli occhi rossi. In questo caso, però, la reazione potrebbe essere in realtà innescata da altri fattori, come ad esempio l’aver condiviso uno spazio ristretto e chiuso con chi ha fumato cannabis.

Fumo passivo e test antidroga

Un altro quesito piuttosto comune da parte di coloro che temono che il fumo passivo possa creare qualche problema in occasione di un test antidroga è legato proprio all’evidenza (o meno) se anche i non fumatori, o fumatori passivi, possano in qualche modo andare incontro a qualche problema se transitano o stazionano in un ambiente chiuso, a contatto con fumatori attivi.

Purtroppo, gli studi a nostra disposizione in tal senso sono ancora molto contenuti, e non si possono fornire risposte troppo precise e specifiche. C’è dunque il reale pericolo che anche chi si è limitato a inalare fumo passivo, perché magari ha condiviso per un po’ di tempo un ambiente chiuso e senza ricircolo di aria, dove qualcuno ha fumato cannabis, possa essere intercettato in sede di test antidroga. In ogni caso, il rischio è evidentemente piuttosto contenuto considerato che, come abbiamo già avuto modo di ricordare, il THC che viene inalato attraverso il fumo passivo è ben poca cosa rispetto al TCH che viene inalato da colui che fuma attivamente.

Uno studio condotto qualche fanno fa era sorto proprio con l’obiettivo di capire se vi potesse essere qualche reazione positiva al test antidroga da parte di soggetti che sono stati indotti a respirare passivamente il fumo di cannabis. Ebbene, per poter cercare di arrivare ad una risposta un gruppo di 6 assuntori abituali di cannabis erano stati chiusi in una stanza per circa un’ora con altri partecipanti che non avevano assunto alcuna sostanza.

Ai primi 6 assuntori abituali era poi stata data l’occasione di fumare della cannabis da varietà con elevato THC, nello stesso ambiente chiuso in cui si trovavano i non assuntori, e successivamente ai fumatori di cannabis passivi era stato richiesto di urinare in una provetta più volte nelle 24 ore successive all’assunzione passiva.

Ebbene, da questo esperimento – in linea con quanto abbiamo già rammentato – è emerso che il metabolita di THC riscontrato nei fumatori di cannabis passivi era in quantitativo insufficiente per rendere positivo il test antidroga. Di fatti, di tutto il campione solamente un partecipante presentava un livello di 50 nanogrammi di THC per millilitro di sangue, ma solamente dopo poche ore dall’esposizione al fumo passivo, mentre poi tale livello era sceso ben al di sotto delle soglie di “guardia”.

Inoltre, al fine di rassicurare ulteriormente i nostri lettori, ricordiamo come l’esperimento fosse stato condotto in un ambiente non ventilato, mentre pari test effettuato in un ambiente ventilato avesse fornito risultati ancora più incoraggianti, contribuendo a dimostrare, pur in maniera non definitiva, che chi fuma passivamente la cannabis difficilmente sarà positivo ai test antidroga più tradizionali.