Essiccazione cannabis: come avviene e perché farla

L’essiccazione cannabis è una fase molto importante nel processo di sfruttamento dei derivati della cannabis. Se non viene effettuata correttamente, infatti, il rischio è infatti quello di ottenere un prodotto finale di scarsa qualità, che potrebbe addirittura pregiudicare il suo effettivo utilizzo.

Ma come essiccare cannabis? Ci sono delle regole particolari da seguire? Proviamo a riepilogarle insieme!

Cannabis Raccolta ed essiccazione

Iniziamo con il rammentare che, una volta raccolti i fiori, gli steli dovranno essere fatti essiccare in maniera accorta al fine di conservare al meglio le loro proprietà e migliorare la qualità del prodotto finale. Ma per quale motivo è fondamentale essiccare bene la cannabis?

Per comprenderlo bisogna innanzitutto riassumere il fatto che quando le piante di marijuana vengono raccolte, sono verdi e hanno il proprio principio attivo del THC sostanzialmente inattivo. Per poterlo risvegliare il segreto è quello di procedere con l’essiccazione per circa 10-15 giorni, a seconda della tipologia di pianta, della quantità e della posizione.

Una volta fatto ciò, bisognerà procedere con la concia cannabis, al fine di ottenere il miglior sapore possibile dalla gemma. Si procede pertanto con il far marcire la clorofilla in maniera tale che il sapore delle cime non sia troppo fresco: quando la clorofilla è marcia, l’erba inizia ad assumere un aspetto tendente la marrone.

Come avviene l’essiccazione della cannabis

Per essiccare la cannabis e ottenere un prodotto di qualità è bene appendere le cime a testa in giù a uno spago, all’interno di una stanza in cui vi sia una limitata quantità di luce e in cui vi sia un facile controllo dei tassi di umidità (tra il 45% e il 55%) e della temperatura (tra i 16 e i 21 gradi). Così facendo, la marijuana si asciugherà in maniera graduale.

Se di fatti l’ambiente fosse poco umido, le cime potrebbero seccarsi troppo rapidamente, e il prodotto finale avrebbe un aroma sgradevole. Se invece l’ambiente fosse troppo umido, allora le cime potrebbe impiegare più tempo del dovuto a seccarsi, alimentando il crescente rischio di formazione di muffe.

Una volta che ci si è assicurati di governare adeguatamente luce, temperatura e umidità, il processo dovrebbe andare a buon fine, avendo cura di controllare le cime con periodicità al fine di intervenire prontamente nel caso in cui qualche parametro stia nuocendo al buon esito della lavorazione.

La concia della cannabis

Quando la cannabis è giunta ad essiccazione arriva il momento della concia, un altro step particolarmente delicato che ci consente però di arrivare a un raccolto di alta qualità. Il processo – di cui parleremo in un separato approfondimento – ha una durata media di 2-3 mesi, anche se può variare notevolmente a seconda del tipo di pianta e di quantità.

Quel che conta è che alla fine del processo di concia la cannabis dovrà essere riposta all’interno di vasetti in vetro ermetici, da riempire per due terzi. In questo modo si lascerà il giusto spazio tra le cime, alimentando il corretto flusso d’aria. I vasetti dovrebbero inoltre essere aperti diverse volte durante il giorno, per qualche minuto, durante le prime due settimane. Dopo ciò, si dovranno ruotare di tanto in tanto per ridistribuire le gemme.

Speriamo che questo approfondimento ti sia stato utile per comprendere quali siano le principali fasi dell’essiccazione della cannabis. Se vuoi saperne di più su questo tema ti consigliamo di leggere gli altri nostri articoli sul blog CBD Express, come il nostro imperdibile focus sulle caratteristiche della germinazione cannabis con tecniche indoor e outdoor.

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