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Esami tossicologici a lavoro Quanto influenza la cannabis light

Esami tossicologici a lavoro: Quanto influenza la cannabis light

Cosa trovi in questo articolo:

Da quando la cannabis light è stata resa legale nel nostro Paese, tantissime persone si sono avvicinate a questo mondo con particolare entusiasmo e convinzione, cercando di approfittare di tutti i vantaggi che questo prodotto è in grado di apportare al proprio organismo.

Peraltro, con l’incremento del numero di persone “neofite” a questo argomento, è cresciuto anche il numero di perplessità su quanto la cannabis light possa effettivamente o meno creare dei problemi a chi per lavoro viene periodicamente sottoposto a dei controlli antidroga.

Insomma, queste infiorescenze a basso tenore di THC possono essere rilevate in sede di controllo antidroga o no? Come funzionano i test per la ricerca di sostanze stupefacenti e psicoattive? Ci sono dei rischi lavorativi o possiamo consumare serenamente questi prodotti?

Considerata l’importanza del tema, ti consigliamo di leggere attentamente le prossime righe sugli esami tossicologici, perché al loro termine avrai tutte le informazioni più utili per poter gestire correttamente il consumo di cannabis light e non avere alcun problema in ambito professionale!

Esami tossicologici lavoro e Cannabis legale

Iniziamo subito con il ricordare che quando parliamo di esami tossicologici per lavoro e di possibili sanzioni amministrative del datore di lavoro, parliamo principalmente della necessità di tenere a bada il THC, ovvero il principio attivo del tetraidrocannabinolo, una molecola psicoattiva della cannabis che è responsabile delle sensazioni di “sballo” che la marijuana può offrire.

Di contro, la controparte legale, che non viene rilevata dal test tossicologico lavoro, perché non considerata psicoattiva e dunque non in grado di impattare sulla percezione di chi la assume è il cannabidiolo, CBD.

Proprio per questo motivo quando parliamo di cannabis legale ci riferiamo a un particolare tipo di prodotto che non ha particolari limiti legali per quanto concerne il CBD, ma che di contro deve rispettare dei limiti legali piuttosto stringenti per quanto attiene il THC che, ad esempio, nel nostro Paese non deve superare lo 0,2%, con una tolleranza fino allo 0,6%.

Ne deriva che se si assume cannabis con un livello di THC superiore ai limiti di tolleranza, si finisce con il consumare un prodotto illegale che viene equiparato a una sostanza stupefacente.

Ma allora possiamo essere sicuri del fatto che si possa consumare cannabis light senza essere intercettati da potenziali controlli da parte del datore di lavoro?

In realtà, non è esattamente così, perché anche se la cannabis light contiene un tenore molto basso di THC ed è legale, non lo azzera totalmente, ma si limita a riportarlo in una percentuale che, pur minima, è pur sempre presente nel proprio organismo.

Esami tossicologici lavoro Legge

Come in parte dovrebbe essere già chiaro sulla base di quanto introdotto nelle righe precedenti, anche la cannabis legale, pur avendo un bassissimo contenuto di THC, può esporre a dei rischi in sede id controllo, perché comunque il livello di THC, ancorché inferiore al livello di legge, può accumularsi nel corpo a causa di fattori specifici e personali, come avviene per il metabolismo e per il sistema di secrezione.

Dunque, anche chi fa uso di cannabis light potrebbe andare incontro a potenziali esiti positivi nel momento in cui dovesse sottoporsi a test in ambito di lavoro.

Per poterne sapere ancora di più, però, è utile ricordare quali siano i test svolti in tale scenario per poter rilevare le tracce di sostanze stupefacenti.

Test urine

In tale ambito, il più è certamente l’esame delle urine, che altro non è che un esame su un campione di urine effettuato in laboratorio, finalizzato a verificare se siano o meno presenti tracce di THC-COOH, un catabolita del THC che rimane nel corpo anche a settimane di distanza dall’assunzione della cannabis. Naturalmente, questa sostanza non è affatto psicoattiva, ma la sua presenza comunque è in grado di suggerire che in passato la persona ha fatto uso di un prodotto a base di THC.

Un’eventuale positività a questo test non può fornire informazioni molto specifiche, tanto che generalmente si ricorre a un secondo test più approfondito e attendibile, per rilevare un utilizzo di cannabis con accumulo di THC: l’esame del sangue.

Test del sangue

In laboratorio, su un campione di sangue, si andrà a cercare una presenza di tetraidrocannabinolo, e dunque non quella indiretta, dei suoi cataboliti.

In questo modo è possibile attestare se al momento del controllo la persona è effettivamente ancora sotto l’effetto di sostanze psicoattive o magari lo è stata in tempi recenti.

Test del capello

C’è poi un altro test, quello del capello, che però è meno praticato. Oltre ad essere più caro da realizzarsi, è meno utile, perché non può registrare la presenza di residui psicoattivi di THC, ma può solamente indicare se la persona è una consumatrice assidua di cannabis o meno.

Per quanto tempo THC rimane nel corpo

A questo punto è anche importante chiarire per quanto tempo il THC rimanga nel corpo, al fine di comprendere dopo quanto tempo dalla consumazione di cannabis si sia relativamente “al sicuro”.

È in questo senso fondamentale sottolineare come il tempo di permanenza del THC e dei suoi residui nel corpo dipende però dal tipo di test che viene effettuato, oltre che dal proprio corpo e, dunque, dalla propria predisposizione ad accumulare o smaltire le tracce di cannabinoidi con maggiore o minore facilità.

In linea di massima, per gli esami delle urine sono sufficienti 3-4 settimane di completa astinenza per non avere positività, mentre per gli esami del sangue bastano 12-24 ore per non avere tracce.

In ogni caso, questi termini sono solamente dei riferimenti, considerato che potrebbero esserci differenze notevoli tra persona a persona, oltre che a seconda della metodologia dei test utilizzati dal laboratorio al quale viene fatto analizzare il campione.

Consumo di Cannabis Light: Sicurezza, Qualità, THC nel Sangue

La Cannabis Light, ben regolamentata, garantisce innanzitutto una tutela per la nostra salute.

Con la sua minima presenza di THC, risulta quasi irrilevante nei test, purché rispettino le indicazioni sull’astinenza.

La cannabis illegale, invece, potrebbe persistere nel corpo molto più a lungo, rendendo potenzialmente difficile superare un test antidroga.

La chiave sta quindi nel fare scelte consapevoli e affidarsi a produttori di fiducia.

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