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Cos'è l'hashish e quali sono i suoi effetti

Cos’è l’hashish e quali sono i suoi effetti

Cosa trovi in questo articolo:

Conosciuto con il nome arabo di hashish, questo estratto trova le sue origini nelle lontane valli del Medio Oriente, dove prosperano da migliaia di anni le coltivazioni di cannabis Indica, una delle principali varietà (o famiglie) di cannabis, insieme a quella Sativa.

Oggi giorno il nome di hashish viene più frequentemente sostituito con quello, generico e comune, di “fumo” ma… poco cambia: è infatti un composto famoso per essere la sostanza alternativa al consumo diretto delle inflorescenze di cannabis.

Infatti, i più esperti dei nostri lettori già sapranno che questo prodotto non è altro che una resina che si ottiene dall’estrazione dei tricomi presenti sui fiori di maria, i quali contengono al loro interno i famosi principi attivi, detti anche cannabinoidi, che forniscono agli utilizzatori quegli effetti psicoattivi e rilassanti che possono essere ricercati da tali sostanze.

Naturalmente, quando parliamo di effetti psicoattivi non ci riferiamo a quelli (assenti) dei prodotti di cannabis light, ma solamente quelli di altre sostanze estranee alla marijuana leggera che abbiamo il piacere di vendere. Dunque, stiamo parlando di effetti NON ottenibili con i prodotti di CBD light, che hanno un livello di THC inferiore al massimo di legge (0,2%) e che dunque possono essere fruiti da chiunque senza alcun effetto collaterale.

Ma cerchiamo di saperne un po’ di più sull’hashish, condividendo – a scopo didattico – alcune riflessioni utili sull’argomento.

Hashish, un po’ di storia!

La storia di questa resina è assai interessante e complessa, e le testimonianze del suo utilizzo per scopo ricreativo e spirituale sono molto antiche.

Diverse sono infatti le controversie persino sull’origine del suo nome, che spesso viene ricondotto ad una celebre setta di assassini dell’XI secolo. Quello che è certo è che dopo le conquiste in Medio Oriente delle tribù mongole di Gengis Khan, questo celebre estratto ha iniziato a fare il giro del globo, riunendo intorno a sé numerosi appassionati, per arrivare poi fino ai giorni nostri, dove la sua efficacia sono ben accreditate in tutto il mondo.

Questo ha permesso, inoltre, la creazione di nuovi tipi di hashish, che vengono realizzati partendo da diverse tecniche di estrazione ed elaborazione. Ad oggi il principale produttore di questa resina è il Marocco, ma in generale è tutto il mondo arabo a farsi protagonista del consumo di questo estratto.

Hashish: dall’ovulo fumo ai poteri misteriosi

Ma perché sprecare tempo ed energie per la produzione di un prodotto così complesso quando si potrebbe consumare direttamente le inflorescenze della ganja?

Anche questa risposta è ben nota a tutti coloro i quali hanno qualche conoscenza in più di questa sostanza. Secondo una nota leggenda, ad Al-Hassan, considerato il “Grande Maestro” di alcune sette islamiche orientali del Medioevo, tra le quali la più nota era quella dei Nizariti, aveva compreso le potenzialità di questo composto, tanto da sfruttarlo a proprio piacimento, e per l’utilità dei propri fini di conquista.

La sua setta era composta solo dai fedelissimi del Maestro, il quale si narra fosse a capo di una grande selezione di giovani guerrieri che venivano duramente addestrati per diventare dei veri “hashashin“, ovvero degli assassini anarchici.

Una volta acquisito questo titolo, essi erano degni di partecipare a grandi orge con donne vergini, richiamando così il concetto di paradiso musulmano, ma soprattutto di inebriarsi di questa sostanza che ora identificheremmo con il nome di Hashish.

La fine degli “hashashin”

Sembra che la loro fine sia da attribuirsi alla furia conquistatrice del grande Gengis Khan, il quale permise, grazie alla grandezza del suo impero, la diffusione di questa sostanza in tutta l’Asia, diventando così parte integranti di riti sacri sciamanici in India ed entrando a far parte anche della cultura marocchina, che ormai da 500 anni produce fumo di ottima qualità.

Questa sostanza ha avuto molto più successo dell’erba perché manteneva gli stessi effetti benefici della cannabis, era molto più facile da trasportare, l’odore era meno forte e l’high molto più intenso, grazie alla sua maggiore concentrazione di THC dovuta all’estrazione diretta dei tricomi che lo contengono.

Essendo però un derivato della cannabis, il suo metodo di assunzione, i suoi effetti specifici e la sua lavorazione sono assai diversi da quelli a cui siamo generalmente abituati in Europa con l’erba, quindi in questo articolo cercheremo di capire come fumare hashish al meglio, sia per assaporarlo correttamente, sia per goderne appieno gli effetti. Infine, cercheremo di stilare una piccola guida per la sua produzione casalinga, che di questi tempi fa gola a tanti consumatori affezionati.

Come vengono prodotti i vari tipi di hashish

Come abbiamo appena spiegato, il fumo differisce dalle inflorescenze di ganja perché esso è un loro derivato, o – per meglio – dire un suo composto. I metodi di estrazione sono differenti e hanno provenienze geografiche altrettanto differenti, dando così alla luce molti tipi di hashish.

Il più antico è sicuramente quello afghano, cha da origine ad un prodotto finale chiamato Charas o Charras, ossia un fumo di colore generalmente scuro (anche se spesso al suo interno è molto più chiaro e tendente al verde), dal tradizionale odore hashish e dalla consistenza appiccicosa simile a quella del pongo, il quale si ottiene grazie allo sfregamento diretto dei palmi delle mani sui fiori delle piante femmine giunte a maturazione.

Il coltivatore si ritrova con una resina molto profumata che successivamente viene rimossa dalle mani e accumulata in palline di forma sferica. Ad oggi questa variante di hashish prende il nome di ovulo, dato che spesso viene venduto con una forma ovale che ricorda quella di un uovo.

Il metodo marocchino

Il metodo di estrazione più celebre però rimane quello marocchino, il quale vanta una tradizione di ben 500 anni, ed offre di certo uno dei fumi più puri e potenti che si possano creare. Conosciuto con il nome comune di panetta, questo fumo si presenta con una forma simile a quella di un parallelepipedo, e spesso ha una tonalità variabile, di solito molto più chiara di quello afgano, mentre al suo interno tende verso un colore quasi rossastro.

Questo prodotto viene creato grazie alla percussione delle cime di cannabis femmina contro un setaccio, il quale permette il passaggio dei soli tricomi, garantendo così un prodotto di alta qualità e con percentuali di cannabinoidi molto alte. La sostanza che si viene a raccogliere sotto il setaccio assomiglia molto ad un polline marrone o verdognolo che viene chiamato Kief, il quale successivamente verrà compresso a freddo, garantendogli così la forma di una vera e propria panetta. Questo metodo prevede anche una variante con la pressa a caldo, oppure con la bollitura delle cime prima del setaccio, ma in entrambi i casi il prodotto finale di solito prende sempre la stessa forma di mattoncino.

Un’altra variante di questo estratto, che però è stato scoperto solo in età moderna grazie all’impiego di nuove tecnologie, consiste nell’olio di hashish, ossia una resina assai viscosa ottenuta dall’estrazione con un solvente, la quale in realtà non ha molto in comune con le tipologie sopraelencate, oltre al fatto che possiede percentuali di THC molto più alte che in alcuni casi arrivano anche al 90%.

Quali sono gli effetti dell’hashish? Come fumarlo?

Essendo un estrazione della cannabis, questo prodotto contiene concentrazioni di THC e CBD superiori alla semplice erba, e quindi ovviamente i suoi effetti sul corpo e la mente saranno più forti, così come saranno maggiori le tracce di cannabinoidi nel sangue.

Questi stessi effetti però possono variare in base al metodo di assunzione che abbiamo prescelto per il nostro fumo, e quindi la risposta finisce con l’essere molto più complessa di quanto possa sembrare.

Oltre ad essere più intensi, gli effetti devono essere ricondotti anche alla varietà di cannabis che è stata utilizzata per creare quel tipo di hashish, perché sicuramente un fumo di Kush non ci darà lo stesso high di uno di Haze.

Se infatti la pianta in origine ha una predominanza Sativa, l’effetto sarà sicuramente più cerebrale, garantendovi una generale sensazione di euforia, aumentando il vostro spirito creativo e incrementando anche la vostra energia vitale e la vostra capacità di concentrazione.

Per questo motivo questo genere di prodotti sono consigliati per un utilizzo diurno, perché se assunti di sera potrebbero causare episodi di insonnia.

Se invece consumiamo un hash di varietà Indica, allora gli effetti saranno molto più concentrati sul nostro corpo, causando una piacevole sensazione di relax, ma soprattutto anche la famosa fame chimica. Come si può facilmente dedurre, questa varietà è invece consigliata per un utilizzo serale, perché una volta terminato l’effetto la tentazione di appisolarsi sarà davvero forte.

La canna di hashish

Parlando invece del suo metodo di assunzione, è innegabile che il più celebre sia la classica canna di hashish, soprattutto grazie alla sua semplicità e all’economicità dei materiali necessari per crearla.

Infatti, ci basteranno una cartina lunga e un filtro di carta, un paio di mani capaci di rollare (in alternativa, se sei un neofita, si può sempre ricorrere all’acquisto di una macchinetta per il rollaggio) e il gioco è fatto!

Nonostante sia il modo più rapido, è anche quello meno efficace e soprattutto meno sano. Infatti, fumare un joint prevede che ci sia in atto una combustione, il cui fumo danneggia lo stato di salute delle vie respiratorie, ma soprattutto questa non fa altro che disperdere nell’aria quasi il 75 percento dei cannabinoidi contenuti nella sostanza che vogliamo assumere.

Infine, bisogna ricordare che il fumo va sempre mischiato con dell’erba o del tabacco per essere consumato (anche se sconsigliamo questa seconda opzione per via delle sue note controindicazioni per la salute), altrimenti da solo sarebbe troppo potente, o comunque quasi impossibile da fumare a causa della sua consistenza.

Altri modi per consumare hashish

Esistono anche altri modi per consumare l’hashish, come ad esempio la pipa, il bong o il cilum, ma persino in questi casi la presenza della combustione è necessaria ed inevitabile, quindi le controindicazioni già citate rimangono, nonostante diano sicuramente effetti più forti della canna.

L’unico metodo di assunzione assolutamente privo di controindicazioni per la salute dei tuoi polmoni è la vaporizzazione, che oltre a questo vantaggio dà anche la possibilità di giovare di effetti molto più intensi.

Infatti, il vaporizzatore, che sia tascabile o da tavolo, possiede al suo interno una resistenza incandescente che va a scaldare il prodotto al suo interno, andando così vaporizzare la componente acquosa dell’hash, la quale porta dietro con sé moltissimi cannabinoidi, in una percentuale che supera a volte il 50%. Inutile sottolineare la grande efficacia di questo strumento, che infatti è anche il prediletto dai pazienti ai quali viene somministrata una cura a base di cannabis terapeutica.

Come fare hashish in casa?

Innanzitutto, è bene premettere che fare l’hashish in casa non è così semplice come può sembrare, anche se con i giusti accorgimenti e strumenti è possibile ottenere una buona resina praticamente a costo zero. Per iniziare è necessario disporre di diverse cime di ganja matura, oppure del polline del vostro grinder che avete raccolto nel tempo grazie allo scomparto del pollinator.

Sicuramente la seconda opzione è la più comune, dato che disporre di inflorescenze di maria in così grandi quantità è assai difficile in Italia (visto che la coltivazione è ancora considerata un reato penale), a meno che non si tratti di cannabis light. In entrambi i casi, però, i procedimenti per l’estrazione sono comunque gli stessi, anche se qui elenchiamo solo i più semplici:

  • Compressione del polline a freddo: come nel caso del fumo marocchino, una volta ottenuto il vostro kief, non dovrete far altro che procurarvi una pressa per comprimerlo a freddo, oppure semplicemente utilizzare libri molto pesanti che possano garantire la giusta forza peso. Disponete il polline in una forma o su della carta forno, e successivamente pressate. Lasciate agire la pressa o i libri per un periodo che va dai 7 fino ai 15 giorni (le tempistiche dipendono molto dal peso dei libri o dalla forza della pressa) e il vostro hash sarà pronto.
  • Metodo del miele: mixate il polline con una goccia di miele all’interno di un pezzo di carta forno, e successivamente sfregate il composto nella carta contro i vostri jeans (molto intensamente e per diversi minuti). Dopo lo sfregamento, riponete il tutto in freezer per qualche ora, oppure lasciatelo seccare all’aria per qualche giorno, dopodiché il gioco è fatto! In alternativa al miele si può utilizzare anche solo dell’acqua, ma il prodotto finale sarà molto più duro e meno gustoso, anche se più autentico nel sapore.

Come vedete il procedimento richiede tempo e pazienza. E non è detto che poi il risultato sia soddisfacente.

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