Come molti altri nostri lettori, è possibile che tu non sia a conoscenza che anche per quanto riguarda le piante di Cannabis esiste una specifica differenziazione che ci permette di individuare tre tipologie differenti presenti in Natura: la pianta maschio e quella femmina, e la pianta ermafrodita.
Ma perché è così importante, per poter sapere come fare hashish correttamente, saper distinguere tra le varie tipologie di pianta? E che rapporto c’è tra questa nozione e come purificare hashish?
In questo articolo cercheremo di riepilogare in maniera breve, ma sufficientemente completa, tutto quello che devi sapere sulla purificazione dell’hashish. E vedremo anche di comprendere come avviene la lavorazione hashish e come si arriva al prodotto finito. Scopriamolo insieme!
Purificazione hashish: qualche nozione iniziale
Riprendiamo alcune delle nozioni che sopra abbiamo introdotto, al fine di porre in essere qualche passo in avanti più consapevole.
In primo luogo, giova rammentare che la particolarità che distingue le piante femmine dalle altre è soprattutto quella secondo cui solamente queste sono grado di sviluppare cime o fiori, da cui possono derivare le infiorescenze che puoi acquistare in commercio. Queste, però, una volta raccolti possono essere fumate solo dopo un’accurata essiccazione.
Dal canto loro, le piante maschio non sono utili a questo fine e, anzi, la loro presenza potrebbe pregiudicare l’ottenimento di un buon raccolto. Proprio per questo motivo devono essere eliminate dalle piantagioni dei coltivatori, al fine di evitare che avvenga l’impollinazione spontanea delle piante femmina.
Hashish come si fa: impariamo a riconoscere gli elementi cardine della pianta
Insomma, per poter suggellare con qualche concetto chiave questo ambito di approfondimento, devi immaginare una pianta di cannabis esattamente come le altre specie vegetali.
Per quanto concerne poi i suoi elementi principali, è sicuramente utile rammentare che questa tipologia di pianta è in grado di sviluppare steli e foglie a forma di ventaglio, caratteristiche che la rendono facilmente riconoscibile, e che hanno potuto costituire una vera e propria icona di questo settore.
La cima apicale principale è situata all’estremità superiore della pianta di marijuana e, al suo interno, si accumulano la maggior parte dei fiori che produce.
I cannabinoidi e i tricomi, contenenti il THC, si trovano nella cima, ovvero nei calici, quando questi sono giunti a piena maturazione. Da questi ultimi fuoriescono quelli che all’occhio umano possono apparire come peletti molto piccoli, che prendono comunemente il nome di pistilli.
Con il tempo i pistilli tendono a maturare e divenire scuri, per poi appassire. Nelle fasi iniziali, invece, i peletti appaiono bianchi e turgidi, e sono un chiaro sintomo della corretta maturazione della pianta.
Quando si desidera svolgere un’osservazione accurata si tengono sempre in considerazione i tricomi, estremamente importanti per un’osservazione critica della pianta, perché rappresentano quei cristalli di resina (kief) che essa è in grado di secernere dai propri calici, dal fusto e dalle foglie. Ed è proprio al loro interno che vengono prodotti i principi attivi che rendono la marijuana una sostanza così favorevolmente ricercata in tutto il mondo!
Cannabis Light: di cosa si tratta e come fumare hashish
A questo punto possiamo compiere un altro passo in avanti in questo percorso, e cercare di capire che cosa si intende per cannabis light nel nostro Paese.
In Italia il consumo di cannabis light (e di prodotti derivati da essa quali farine che consentono di mangiare marijuana, aromi, oli, e così via) è disciplinato in maniera legale da qualche anno in seguito all’entrata in vigore della legge 242 del 2016.
Nello specifico, la suddetta norma ha permesso la vendita e il consumo di questa sostanza, purché abbia subito determinate lavorazioni che ne diminuiscono la tossicità e che ne garantiscono un abbassamento dei livelli delle sostanze reputate stupefacenti e psicoattive, come il THC.
Questo particolare processo garantisce, infatti, l’ottenimento di un prodotto ideale per la distribuzione al dettaglio nei negozi che si occupano della sua distribuzione sotto differenti forme. Si tratta, nello specifico di una cannabis che presenta dosi molto basse, e di conseguenza legali, di THC (sotto lo 0,2%). E, dunque, di poter commercializzare dei prodotti che non hanno alcun effetto psicotropo per l’organismo umano.
Fare hashish: come viene prodotta la cannabis light
La cannabis light viene prodotta tramite le infiorescenze femminili di una selezione specifica di varietà di piante ricche di CBD (ovvero il cannabidiolo, composto non psicogeno) e con un basso livello di THC.
Il THC presente dunque non supera lo 0,2%, con margini di tollerabilità che in alcune condizioni possono arrivare allo 0,5%, e fornisce effetti rilassanti, anti-stress e ansiolitici.
Insomma, attenendosi a quanto stabilito dalla legge 242/2016 in materia di promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, è possibile acquistare e utilizzare cannabis light in differenti campi che vanno oltre il semplice consumo ludico o l’utilizzo per scopi medici.
Per esempio, è oggi possibile utilizzare questa tipologia di cannabis anche nel settore alimentare, come condimento per pietanze e dolci, al fine di conferire ai cibi il proprio caratteristico aroma, oppure per aumentare il contenuto proteico e di grassi essenziali (Omega 6 e Omega 3) all’interno della tua alimentazione quotidiana.
Non solo, la canapa può essere utilizzata nell’ambito della bio-edilizia e nell’industria tessile. Essa, infatti, è in grado di svolgere la funzione di isolante ma può essere allo stesso modo utilizzata per creare filati resistenti all’usura e di ottima fattura.
Qual è la differenza fra hashish e marijuana?
Come anticipato in precedenza, la pianta di cannabis, una volta avviata la sua fase di fioritura, concentra tutte le proprie energie sullo sviluppo delle cime, le quali saranno poi raccolte e successivamente trattate per abbassarne il livello di THC, oppure per renderle idonee ad utilizzi nell’ambito edile o manifatturiero.
Questa specifica fase, di norma, richiede circa 2 o 3 mesi di tempo, variabili a seconda della tipologia di pianta e delle scelte del coltivatore.
In ogni caso, una volta ottenute le infiorescenze, queste saranno essiccate e vendute come marijuana. Quest’ultima, esclusivamente nella forma definita dalla legge, sarà poi consumata fumandola in vario modo (canna, pipa, ecc.).
Per ottenere un’intensità maggiore, è doveroso utilizzare le cime apicali più sviluppate, e di conseguenza più forti, con specifico riferimento a quelle centrali della pianta, che sono in grado di intensificare gli effetti tipici della marijuana.
Tuttavia, devi anche sapere che il termine marijuana viene utilizzato per indicare esclusivamente i fiori maturi che sono stati raccolti dalla pianta di cannabis. Di contro, con la parola hashish ci si riferisce ai tricomi estratti dai fiori: dalle cime viene separata (questo processo può avvenire in maniera meccanica, chimica o manuale) una particolare resina presente all’interno che tende ad accumularsi naturalmente durante il loro precedente sviluppo.
Diversi aspetti dell’hashish
Un’altra differenza tra hashish e marijuana risiede nella composizione. Infatti, se le cime d’erba classiche rappresentano una materia vegetale, l’hashish può avere differenti aspetti (che dipendono strettamente dalla lavorazione della materia e dalle eventuali sostanza additive utilizzate).
Di quest’ultimo ne esistono ad esempio differenti tipi che dipendono dal processo di estrazione che è stato adottato dal coltivatore: di norma puoi trovare l’hashish in una consistenza pastosa o eventualmente semi-solida, che ha differenti durezze e colori (rosso, nero, marrone o giallo).
Ad ogni modo, se prima della normativa emanata dal Parlamento italiano nel 2016 l’hashish veniva conosciuto esclusivamente come un prodotto da fumare, recentemente sono state sviluppate nuove tecniche di produzione e lavorazione della marijuana che hanno portato alla luce prodotti quali gli oli di hashish, che in precedenza erano totalmente sconosciuti ai consumatori.
Gli oli non sono altro che concentrati estremamente intensi, che possono essere consumati con bong per il dabbing, oppure vaporizzati. Come stabilito dalla legge, anche questi prodotti, prima di essere rivenduti nei negozi al dettaglio, sono sottoposti a specifici test al fine di verificarne la potenza e la purezza (questo fattore può variare a seconda delle tecniche di estrazione impiegate).
I livelli di THC presenti nell’hashish e nella marijuana: quali sono le differenze?
L’hashish, come già accennato, non è altro che una resina estratta dai fiori della pianta, all’interno della quale vengono accumulate tutte le concentrazioni più alte dei cannabinoidi: per questa ragione è importante capire come il contenuto di THC al loro interno, sia di gran lunga superiore a quello contenuto all’interno delle cime.
Un fumatore esperto noterà sicuramente quali differenze intercorrono tra fumare della marijuana o dell’hashish ma, al di là degli aspetti tangibili, le principali differenze si trovano per le concentrazioni di THC all’interno: quando si fuma marijuana queste si aggirano intorno al 15 o 21 %, differentemente nell’hashish si tratta di un quantitativo che varia dal 20 al 60% (arrivando a raggiungere anche picchi del 99%).
La purificazione dell’hashish
A questo punto possiamo tornare a quanto anticipato in apertura di approfondimento, e domandarci in che modo si possano ottenere in maniera sicura e prelibata i prodotti che puoi trovare in commercio. Ovvero, cerchiamo di comprendere perché la purificazione è così importante quando parliamo di “fare hashish”.
In tal senso, esistono molteplici modalità per la purificazione dell’hashish.
Se desideri procedere autonomamente dovrai innanzitutto procurarti una bustina di tè, anche se eventualmente può andare bene anche un prodotto simile, come ad esempio la bustina di caffè americano.
Una volta aperta nella parte superiore (utilizzando una forbice per un’apertura non troppo ampia) dovrai svuotarla dal suo contenuto, ovvero il tè, e inserire all’interno l’hashish (questo potrà essere a pezzetti o intero, a seconda delle tue preferenze e della disponibilità di questo prodotto). Una volta fatto, dovrai richiudere il filtro utilizzando un filo o una pinzatrice.
Fatto ciò, dovrai lasciare la bustina, riempita con l’hashish, in infusione all’interno di una tazza o una ciotola di acqua bollente (non eseguire questa operazione sul fuoco acceso!). Anche se le tempistiche potranno variare in base a diversi fattori, tieni a mente che non dovrai preoccuparti che l’hashish perda il proprio principio attivo durante l’infusione in acqua, poiché si tratta di una sostanza liposolubile e non idrosolubile.
Potrai dunque lasciare la bustina da tè (riempita con l’hashish) in infusione finché non noterai che da essa non fuoriescono più sostanze nocive (sotto forma di residui che si depositano sul fondo o sulla superficie dell’acqua) o odori sgradevoli, chimici e intensi.
Concludiamo il processo di purificazione!
Infine, potrai procedere asciugando accuratamente la tua bustina, utilizzando della carta da cucina, carta igienica o un asciugamano, per poi inserirla all’interno del forno pre-riscaldato per lasciarla asciugare (non più di qualche minuto). Il risultato ti permetterà di fumare sostanze che non siano nocive (evitando quindi di attaccare la tua gola).
Non solo, la purificazione dell’hashish ti permetterà di ottenere una sostanza di qualità migliore, più leggera e maggiormente gradevole da consumare, in quanto garantisce una sensazione di rilassatezza e serenità (evitando le sostanze tossiche e nocive). A seguito di questo processo potrai notare altresì una variazione del colore e della consistenza. In questo caso non dovrai preoccuparti poiché è il risultato dell’eliminazione corretta dei prodotti tossici presenti all’interno.
Dopo aver compreso l’importanza e i benefici della purificazione dell’hashish, è essenziale sapere da dove proviene la materia prima.
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