Nonostante siano passati diversi anni dall’introduzione dell’attuale normativa in vigore, molte persone si domandano ancora oggi se abbia senso parlare di canapa sativa legale, o se invece la canapa sativa non sia lecita per il nostro ordinamento.

Considerata l’importanza del tema, non potevamo certamente fare a meno di occuparci dello stesso, e cercare di rispondere in modo chiaro, diretto e trasparente, alle domande più ricorrenti. Ad esempio, è legale coltivare sativa? La cannabis sativa THC che limiti incontra? E che differenza c’è tra cannabis sativa legale e cannabis sativa illegale?

Tante domande che meritano, evidentemente, un po' di attenzione. Andiamo con ordine!

Canapa sativa legale, cosa dice la legge?

In questa sede di approfondimento non possiamo non iniziare rammentando come la legge italiana stabilisca la liceità della coltivazione di canapa sativa se i semi sono registrati e certificati nell’Unione Europea, e se hanno un contenuto massimo di THC pari allo 0,6%.

Ma perché questa attenzione nei confronti di uno dei più noti principi attivi della cannabis?

È piuttosto semplice. Il THC (o, se preferisci, tetraidrocannabinolo) è un elemento della cannabis molto importante agli occhi del legislatore perché è l’unico che ha evidenti proprietà psicoattive. Insomma, è il responsabile dell’effetto stoned che molti consumatori ricercano.

Ecco perché il legislatore nel nostro Paese ha dichiarato che sia possibile coltivare canapa sativa legale solamente se il principio attivo stupefacente THC è così basso. In questo modo, chi assume canapa sativa legale ha la certezza di non avere alcun tipo di ripercussione sulla propria percezione, potendo consumare serenamente tali prodotti.

Chi controlla se la canapa sativa è legale

A questo punto potresti anche domandarti in che modo sia possibile controllare se la canapa sativa coltivatadall’agricoltore sia legale o meno.

Ebbene, gli eventuali controlli sulla coltivazione sono eseguiti dalle autorità competenti in presenza dell’agricoltore, prelevando un campione dalla coltivazione e rilasciando all’agricoltore una parte di esso per le eventuali contro-analisi.

Nell’ipotesi in cui la percentuale di THC rilevata sia superiore alla soglia limite dello 0,6%, allora l’autorità giudiziaria potrà disporre il sequestro e la distruzione della coltivazione.

Canapa sativa legale, quali utilizzi?

Molte persone sono portate ad associare la canapa sativa con i soli effetti psicotropi che possono essere generati dal THC, ovvero dal principio attivo a cui sopra abbiamo dedicato qualche riga.

In realtà gli utilizzi della canapa sativa legale sono numerosissimi e, peraltro, in costante crescita grazie a nuovi filoni di studio e di innovazione che stanno permettendo di ripristinare la giusta importanza e dignità a questo ambito.

Per esempio, la canapa sativa legale può essere usata per poter produrre alimenti, o ancora dei semilavorati per l’edilizia e per altri settori. Questa materia prima, completamente biodegradabile, è poi utilizzabile anche in cosmetica, così come nella ricerca medica.

Insomma, tantissimi sbocchi che stanno solleticando le attenzioni di molti giovani imprenditori italiani, ben desiderosi di confrontarsi con questo genere di impresa.

Autorizzazioni per la coltivazione della canapa sativa legale

Al fine di integrare ulteriormente le riflessioni che sopra abbiamo scelto di condividere con tutti i nostri lettori, può essere utile soffermarsi sulle autorizzazioni necessarie per la coltivazione della canapa sativa legale.

In realtà, però, per seminare le varietà di canapa sativa legale (intendendo per tali quelle certificate e con contenuto di THC inferiore al limite di legge) non servono specifiche autorizzazioni e, dunque, non occorre più effettuare la comunicazione alle forze dell’ordine, o reperire altri attestati.

Gli unici obblighi per i coltivatori di canapa sativa legale sono dunque quelli della conservazione dei cartellini dei semi acquistati per almeno dodici mesi, e la conservazione delle fatture di acquisto per tutto il periodo che è previsto dalla normativa vigente.

Consigli per evitare problemi

Fin qui, quello che dice la legge sul tema in questione. Tuttavia, la normativa sulla canapa sativa legale lascia comunque qualche piccolo margine di incertezza e, proprio per questo motivo, è consigliabile al coltivatore effettuare qualche accortezza in più per evitare ogni tipo di problema in caso di controllo e di ispezione della propria coltivazione.

Se infatti è vero che la legge sulla canapa legale non fa riferimento ad alcun tipo di autorizzazione che il coltivatore dovrebbe richiedere, se la coltivazione della canapa rientra nei limiti di THC di cui sopra, è anche vero che recentemente il MiPAF ha consigliato di effettuare una segnalazione alle autorità più prossime alla coltivazione, indicando il tipo di coltivazione che si intende praticare.

Non si tratta dunque di un iter obbligatorio, ma solo di uno scrupolo. Considerato che la normativa non è ancora totalmente “matura”, e che è probabile un successivo intervento da parte del legislatore nel prossimo futuro, è sempre meglio cercare di prevenire ogni tipo di problema e di incomprensione, facendo una semplice segnalazione alle forze dell’ordine più vicine alla propria attività.

La segnalazione non dovrà peraltro seguire delle formalità particolari. Proprio perché non vi sono regole che la disciplinino, sarà sufficiente una lettera in carta semplice, informando quale sia il tipo di coltivazione avviato, quali semi sono stati acquistati e, se possibile, includendo anche una copia dei semi acquistati e della relativa fattura di acquisto.

Cartellini semi di canapa legale sativa

Una piccola accortezza riguarda anche i cartellini dei semi di canapa legale sativa, di cui abbiamo parlato poche righe fa.

In questo caso la legge è sicuramente più chiara, prescrivendo che i cartellini siano conservati dal coltivatore per almeno un anno, in maniera tale da poter assicurare la tracciabilità del prodotto in caso id controllo.

Il problema pratico che potrebbe scaturire in questo senso è quello di avere il cartellino originale da parte del produttore, che viene prodotto per grandi quantità che potresti non essere interessato a rilevare. In altri termini, è possibile che per piccoli acquisti (che sono quelli che presumibilmente realizzerai all’inizio della tua attività) ti venga consegnata solamente una copia del cartellino. È valida?

Purtroppo, la legge non chiarisce niente a riguardo e, dunque, è possibile che una copia sia sufficiente per poter garantire la tracciabilità del prodotto. Rimane comunque inteso il suggerimento di domandare sempre l’originale al produttore e di effettuare la segnalazione di cui sopra.